Trascrizione del testamento olografo di Don Luigi Dardani, le parole illeggibili sono riportate tentativamente, seguite da "(?)"
Testamento di D.Luigi Dardani
A di 29 Maggio 1785
Riflettendo io infrascritto Carlo Luigi figlio del fu Antonio Dardani, che non vi è cosa più certa, ne più incerta della morte, perciò mentre sono per Divina Misericordia sano di corpo, mente, vista ed intelletto, mi sono determinato a disporre dei miei beni temporali col presente mio Testamento scritto di mia mano e carattere, e da me sottoscritto, e sigillato col mio sigillo, ad oggetto di non avere in punto di mia morte altro pensiero, che quello dei Beni Eterni onde testo e dispongo come segue, cioè:
In primo luogo raccomando l’Anima mia all’Amabilissimo ed Amorosissimo mio Signore Gesù Cristo supplicandolo con tutta la contrizione, ed umiltà del mio Cuore per le viscere della sua infinita misericordia a concedermi il perdono dei miei peccati, e nell’ultimo respiro la grazia della perseveranza finale, onde possi fare un felice transito da questa all’altra vita.
Imploro ad esso per allora l’efficace Patrocinio della S.S. Vergine, dell’Angelo mio Custode e dei Santi miei avvocati per conseguire una si preziosa morte, fatto che sarà il mio corpo Cadavere, voglio ed ordino che immediatamente sia trasportato alla Chiesa de’ molti BB.PG di S. Domenico con l’accompagnamento de’ Sig.ri Mansionari di S. Petronio a quali dovragli sborsare l’importo de’ Chierici che porteranno li candelotti, e l’accompagnamento anche di numero venti Cappellani invitati dal Parroco, sotto la di cui cura succederà la mia morte, come ancora di BB.PG di S. Domenico, e che in essa Chiesa le sii data sepoltura nell’Area situata ai piedi della scalinata, che conduce all’Altare dell’Area di S. Domenico di rimpetto alla Cappella della B. Vergine del Rosario, al qual fine ho già pagato lire quaranta nelle mani del molto R.P. Ranieri, il quale ne ha fatto l’annotazione nel solito suo libro sotto li 12 Giugno 1784.
Item voglio, che gli infrascritti miei Sig. Esecutori Testamentari subito seguita la mia morte, mi faccino celebrare duecento messe in suffragio dell’Anima mia, cento all’Altare del S.S. Rosario, o del Patrono S. Domenico, cinquanta alla Chiesa Parrocchiale, e cinquanta sempre in seguito in una delle due Infermerie dell’Ospedale del S.S. Salvatore delli Abbandonati, e tutte di Requiem nei giorni non impediti, e più presto che sia possibile.
Item voglio che paghiate tanto le razioni Parrocchiali, come quelle della Chiesa di BB.PG di S. Domenico, al suddetto Parroco sotto la di cui Parrocchia avevo il mio Domicilio, dai miei Sig. Esecutori si paghino lire cento da distribuirsi ai Poveri bisognosi, e vergognosi della Sua Parrocchia, secretamente, ed a suo piacere, in caso che il suddetto Parroco muovesse per qualunque titolo, o circostanza, o contrasto contro i miei suddetti Esecutori Testamentari, lo privo di questo legato, e sostituisco i suddetti miei Esecutori perché partitamente faccino la suddetta Elemosina ai Poveri di qualunque Parrocchia, purché poveri veri più bisognosi e vergognosi incaricandone perciò la loro coscienza.
Item per ragione di legato lascio alli figli di Giuseppe Dardani Fratello di mio Padre che sono Paolo, Pietro, e Francesca lire quattrocento per ciascheduno, sostituendo in caso di premorienza di Pietro il suo figlio Luigi, e tal legato oltre la condonazione che faccio alli medesimi di qualunque credito, che avessi nel tempo di mia morte. Voglio che tale legato sia adempiuto, e pagato sei mesi dopo la mia morte, e perché nessuno dubiti, che io nutri qualche animo avverso a miei Parenti, e che dispongo senza ostendere alcuna Legge avvertisco per una parte che non ho avuto effetto alcuno, o beni Paterni e dall’altra non poter egli pretendere parte alcuna di mia Eredità, stante la divisione, ed assoluzione reciproca fatta, e seguita fra mio padre e di loro, come consta da il Rogito dal Sig. Pietro Arnaldi Notaro sotto il 28 Aprile 1733, copia autentica del quale per loro strazione(?) ritroveranno tra li altri miei libri, avvertendo ancora , che nonostante detta divisione dopo la morte di mio Padre dal detto mio zio Giuseppe si presero, disegni, libri e roba da studio ed altro di mia propria ragione per somma assai ragguardevole con la promessa di darmene il reintegro, ma questo fu sempre senza effetto, cosicché del tutto ad istanza del detto mio Zio per provvedere alla di lui quiete di coscienza, poco prima di morire al medesimo ne feci l’assoluzione, avvertendo inoltre a mia giustificazione, che al tempo della morte della fu mia Madre, tutto il mio stato era assai minore della Dote con la quale essa si maritò con mio Padre; Per le quali ragioni caso mai, che alcuno dei soprannominati facesse qualche istanza giudiziale, o stragiudiziale, o inquietassero li miei esecutori testamentari con paroli o fatti, sia quello e tutti privi di questo legato, quale intendo vada a pro, e comodo degli infrascritti miei eredi, onde altro non dispongo, a loro favore, non è per alcuna malevolenza o ragione, ma solo il faccio, perché essendo tutti li miei effetti frutto delle mie fatiche, voglio, che il tutto s’impieghi a sollievo dell’anima mia, e di quei poveri viventi , e morti a favore dei quali mi è piaciuto, e mi piace secondo il dettame di mia coscienza di disporre.
Item per ragione di legato , lascio alla Catterina Orfei Vedova Venturoli mia Servente Cento Scudi da paoli dieci per scudo per una sol volta, da pagarseli in due volte, la prima due mesi dopo che sarà succeduta la mia morte, e l’altra dopo un anno, quindi in compenso del buon servizio prestatomi essendo ora da ventiquattranni, che sta al mio servizio, ed a condizione che la medesima si ritrovi al mio servizio nel tempo in cui succederà la mia morte, e di più li lascio il mio vestiario, sia da estate che da inverno, sei lenzuoli, dodici camicie, quattro tovaglie, dodici tovaglioli, dodici asciugamani, il mio letto però rispetto a questo nel caso, che li di lei figli siano ancora in Casa mia come ci sono presentemente, quali due letti devono avere per cadauno due materassi, suoi capezzali, cuscini, (?), Banchette, otto foderette per quattro cuscini e tutti li finimenti, sia da Estate che da Inverno, alli quali suoi figli ritrovandosi in casa mia al tempo di mia morte, intendo e voglio che siano consegnate tutte le robbe che saranno di loro pertinenza e che per tali saranno indicate dalla detta loro Madre, alla quale però lascio il Cantarano dove tiene parte dei suoi abiti, e tutt’altro che essa indicherà esser suo, e di più lascio tutta la robba mangiativa, che avrò allora in casa, un sacco di farina di tre corbe, e quando non ci sia voglio che gli si dia in contanti, quattro botti di corbe due circa l’una piene di vino, ed un Ginazzo(?) con sue Calandre(?) anche per le botti, le lascio una credenza ed un armadio di noce il più piccolo, la Giartusa(?) con il piccolo Armario sotto, e suo Poliere(?) tutto di noce, dodici quadri, cioè la S Vergine del Rosario, S. Francesco di Paola, S. Petronio, S. Margherita da Cortona, quattro piccoli quadretti a olio rappresentanti Fiori, due quadri a secco rappresentanti Paesi, due piccoli quadretti ad olio, uno rappresentante S. Antonio di Padova, e l’altro S. Luigi Gonzaga, sei scrannini, sei scranni, la tavola rotonda di Pero nero, l’altra tavola di Noce, che si serve per i suoi lavori, il finimento tutto da fuoco di cucina, Caldaro, Calderina, Padella, il Carolo(?) mezzano, con il suo coperchio il tutto in rame, scaldaletto, due candelieri di ottone, in parola tutto ciò che gli bisognerà per un finimento da cucina, e tutto a sua elezione tutte le posate di ottone, e tutta la Arusaglia(?). Di più voglio che per due mesi dopo la mia morte se ne resti in casa ove abitava, e se gli paghino due doppie al mese per li detti due mesi, e possi servire del Pane, e Vino senza pregiudizio di cio, che le ho lasciato.
Item per ragion di legato lascio all’Angiola figlia della detta Catterina Orfei vedova Venturoli lire duecento per una sol volta in sussidio dotale, il Bambino di cera con una Custodia fatto per lei, il specchio mezzano quadro, che è suo, l’Orologio da cucina fornito(?) di pero nero e le quote che mi si devono per essere in alcune Congregazioni, che alla morte somministrano somme di denaro agli eredi del Defunto.
Item a Mons. Vescovo Castelli Pirattini lascio tutti li quadri grandi, e piccoli rappresentanti Paesi che sono nella sala, come ancora la custodia entrovi l’immagine di S. Camillo de Lellis tale, e quale si ritrova al presente, e il piccolo quadretto rappresentante la B. Vergine di S. Luca dipinto da Lavinia Fontana con sua cornice dorata, e questo in terme ed umile attestato di quell’ossequioso rispetto che li professo, e lo prego a tutto accettare, supplicandolo solo a proteggerein ogni occorrenza la Causa degli infrascritti miei eredi.
Item a Pietro Maranesi che sta al servizio del suddetto Mons. Castelli li lascio per mia memoria l’Immagine di S. Luigi in terracotta, l’Immagine di Maria Egiziana, e di Maria Maddalena de Pazzi da me dipinta con sua cornice, ed il reliquario d’argento che tengo sotto il capezzale, ove ci sono racchiuse numero quarantotto reliquie. Al Padre Franco Antonio Rioli d’Argenta lascio la custodia ove sta inclusa l’Immagine di S. Carlo e di S. Filippo Neri di cera, tale e quale si ritrova. Alli Sig.ri Mansionari di S.Petronio, che avevo sopra il Predio(?) di S. Antonio di Savena, per cui ho fatto anche l’anno scorso una ricevuta ad assoluzione.
Su tutti poi gli altri miei mobili, immobili, ragioni ed azioni presenti e future intuisco(?) liberamente, creo, nomino, e voglio miei Eredi Universali l’Ospitale de Poveri Abbandonati fondato dalla buona memoria del Sig. Dott. Giulio Cesare Canali sotto la sua Parrocchia di S. Isaia con il peso però di far celebrare una messa quotidiana in suffragio dell’Anima mia, e dei miei parenti vivi e defunti, all’altare della B. Vergine detta della Salute nella chiesa parrocchiale di S. Isaia somministrando al Sacerdote da nominarsi, ed eleggersi a voti segreti, dalli Sig.ri Governatori pro tempore l’Elemosina consueta di baiocchi dodici, ed alla sagrestia per il consumo degli apparati, cera quanto sarà di ragione.
Seguita pertanto la mia morte, ordino, e voglio che dagli infrascritti sig.ri Esecutori Testamentari si faccia una nota, ed fresentario(?) solo domestico, fedele, ed esatto, proibendo affatto ogni inventario legale, quale nota di tutti i miei beni mobili, ed immobili sia presentata a tutta l’Ill.ma Congregazione dell’Ospitale, e riconosciuta dal Notaro, e da medesimi giurata; Quindi voglio che salvo prima il capitale di lire Cinquantamila investite ed da investirsi il di cui frutto dovrà erogarsi in perpetuo nella celebrazione delle suddette messe ed ufficiature quotidiane come sopra, ed il rimanente si eroghi in mantenimento di tanti letti , quanti ne porterà il frutto di detto capitale a sollievo però sempre, e non altrimenti, a secondo la sua istituzione di quei poveri abbandonati, che sono in le strade, specialmente solo abbandonati, che in caso vi fossero infermi poveri abbandonati, o poveri abbandonati soltanto e non infermi della mia Agnazione, e cognazione questi intendo , e voglio che sieno preferiti a qualunque altro infermo abbandonato, o abbandonati soltanto, allorché però venga riconosciuta da Parroco della Parrocchia sotto la quale essi dimorassero, o fossero ritrovati previa il solito esame dei requisiti o visita.
Item ordino, e voglio che il suddetto capitale in lire Cinquantamila rimanga sempre investito e in luoghi di Monte o in acquisto di Terreno fruttiferi opportuni e comodi all’Ospetale e non altrimenti, anzi in pena di caducità in caso di alternazione, di detto Capitale, così come sopra investito, o da investirsi, come ho detto di sopra, sotto caducità dissi a favore e mantenimento di soli poveri Ospiti nell’Ospetale di S.Orsola, quale caducità e sostituzione intendo, e voglio abbia il suo effetto e luogo non solo nel detto caso , ma ancora in caso che fosse munito agli Ospitali della Vita o della morte, o fosse soppresso, o abbolito, e sempre col detto peso della Messa quotidiana, e prelazione, a favore di detti miei Agnati e Cognati che abbisognassero di detto Ospedale per i Pazzi, perché così è.
Del residuo poi del mio capitale investito, o beni, o mobili, o Crediti, oltre le Cinquantamila lire investite, in caso che la Fabrica dell’Ospedale non fosse al tempo della mia morte compita, cioè non fosse fornita di tutti i suoi letti , lettiere, ed Officine necessarie con tutte le loro premesse, lasci che gli infrascritti miei Commissari, ed Esecutori Testamentari abbiano tutte le facoltà di alienare, e vendere i miei beni, e mobili per erogarli al compimento di detta Fabrica, col consenso però , e volontà della Congregazione in Corpo dei Sig.ri Governatori a quali, e nell’atto della medesima, fatte le stabilite spese si renda esatto conto dell’erogazione del denaro, e ve ne ottenga dalla Congregazione medesima l’Assoluzione. Che l’Ospedale medesimo alla mia morte fosse fornito di tutte le Officine, e pertinenze necessarie allora voglio, che su di quei mobili, che i miei Commissari crederanno necessari, ed utili all’Ospetale stesso Dal rimanente quello che è investito rimanghi e quanto si ricaverà da mobili non necessari all’_Ospedale, si accresca ed uniscasi al Capitale suddetto delle Cinquantamila lire inalienabili, e con le stesse condizioni e pesi, e costituzioni come sopra, ed alla esecuzione di questi miei legati, ed obblighi accordo il tempo di un Anno, acciò i frutti del Capitale investito servi per tale spese. Eleggo poi e nomino liberamente i miei Commissari et Esecutori Testamentari il Bravo(?) Parroco pro tempore della Chiesa di S. Isaia, e il Camerlengo, e Depositario pro tempore del Pio Ospetale degli Abbandonati, a quali partecipo, ed accordo ogni facoltà quali Eredi Fiduciari, e segnatamente d’interpretare, e spiegare in caso di dubbio la mia Disposizione Testamentaria, e questi prego a dare pronta, e fedele esecuzione alla mia ultima volontà, procurando di esiggere tutti i miei Crediti Secchi, e di vendere tutti li mobili non bisognosi all’Ospetale, e perché in Casi(?) Commissari come anche principali Governatori del detto Ospetale di tutta la fiducia che siano per eseguire giusta la mia intenzione, li libero, ed assolvo di ogni rendimento di conto si in giudizio, che fuori, non volendo che il loro operato, sia noto che alla loro Congregazione, ed entro il termine di un Anno dal giorno della mia morte, presentata nota fedele come sopra da loro firmata, e giurata nell’Atto della Congregazione, a quali Sig.ri Commissari, ed Esecutori Testamentari per i suoi incomodi, lascio le due Custodie l’Immagine di Maria Vergine in cera e nell’altra Sant’Anna pure in cera, tali e quali sono, ed un quadro dei migliori per ciascheduno a Sua elezione, e piacimento, pregandoli a farmi questa carità per amore di Dio, e in caso uno di essi, o tutti e due rinunciassero l’Ill.mi Sig.ri Governatori del Pio Ospitale, si compiaceranno di eleggere due di loro come Compari, colla stessa facoltà e regalia.
Mi riservo però di poter fare qualunque altra ordinazione, o legato, e di accrescere, o diminuire le dette mie Disposizioni mediante una o più Polizze, o Viglietti o fogli scritti e sottoscritti di mia mano, li quali se si troveranno dopo la mia morte presso il mio Confessore, o nel Du(?) ove tengo li danari, e prego il Notaro a cui consegnerò il presente mio Testamento dichiaro, e voglio ora per allora, che sieno, e si abbiano per aggiunta, e come parte di questo mio Testamento, come se quella, o quelle fossero inserite, ed espresse di parola in parola nel medesimo, e che quella, o quelle debbano avere, e sortire il loro pieno effetto e debbano inviolabilmente eseguirsi dalli detti miei Sig.ri Commissari ed Ererdi senza alcuna cavilazione, ed in ogni miglior modo, che fare si possa espressamente dichiarando, che tali Viglietti e Polizze, o fogli aver debbano il plenario fine, ed effetto, allorché ciascheduna di essa sia munita delle infrascritte sigle apposte in detto mio Testamento, ed ultima volontà a maggior fermezza, ed immutabilità della medesima.
Per mercede di questo mio Testamento sono convenuto con il notaio in lire Cinquecento, con il peso di darne una copia autentica alli detti miei Sig.ri Commissari che dovranno passarla all’Archivio dell’Ospitale come pure una copia autentica al pubblico Archivio, e questa è la mia ultima volontà, ed il mio ultimo Testamento, il quale intendo, che abbia il suo plenario effetto, o in virtù di Testamento, o di Codicillo, o di Donazione a causa di morte, o in qualunque altro modo, con la Clausola Codicillare, cassando, revocando , ed annullando qualunque altra volontà e Testamento per me in qualunque modo fatto, onde questo s’attenda, e si osservi. E poiché questa è assolutamente la mia vera, ed ultima volontà, a fine resti irrevocabilmente, de in caso la mia qualunque malattia nessuno ardisca da rimuovermi dalla medesima, non solo annullo ogni passata mia disposizione, e Testamento, ma intendo di annullare qualunque altro fogli per fare, quando non vi fosse la Clausola Derogatoria espressamente scritta = Sit Nomen Domini Benedictum. Psal 112. Beatus qui intelligit super egenum et pauperem Psal: 40, e ciò sempre per essere immutabile, e stabile nella mia volontà, perché da me conosciuta, esaminata, e liberamente determinata a favorire, e soccorrere i Poveri più miserabili, che è quanto che ordino, dispongo, e voglio e tutto rattifico di mio proprio pugno e carattere.
Carlo Luigi Dardani mano propria
Seguitano li Rogiti
(?) il codicillo , col quale lascio a Pietro Dardani Avo di Camillo altri scudi 200, che uniti alle lire quattrocento ossiano scudi 80 lasciategli per legato nel presente Testamento formano la somma i scudi 280 indicati nel pro-memoria. No si è fatta la copia di detto Codicillo perché niente riguarda alla Famiglia Dardani, toltone delli scudi 200 mentre il rimanente sono tanti altri legati lasciati per una sol volta a terze persone.